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Nokia è (quasi) fuori dal tunnel
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Nokia è (quasi) fuori dal tunnel
Prima l’alleanza con Microsoft, poi il drastico piano dei tagli, ora il ritorno agli utili. Ecco perché a due anni dall’inizio della cura Elop, il gigante finlandese può tornare a sorridere.
Chiamatelo effetto Lumia, effetto Microsoft, effetto Elop o come volete. La verità è che Nokia comincia a intravedere l’uscita dal tunnel della crisi.
L’ultima conferma è arrivata la scorsa settimana con la pubblicazione dei dati finanziari dell’ultimo trimestre . Che ha di fatto segnato il ritorno in territorio positivo dell’azienda finlandese: utile a 202 milioni di euro, utile operativo a 439 milioni di euro, dati - certo - che sono ben lontani da quelli dei dominatori di mercato (Samsung ed Apple) ma che sono comunque significativi di un’inversione di tendenza. Solo nel trimestre precedente, per dire, Nokia faceva segnare perdite nette per 576 milioni di euro.
A trainare le vendite del colosso finlandese sono soprattutto i nuovi modelli della serie Lumia (ben 4,4 milioni di dispositivi venduti, contro i 2,9 del trimestre precedente) e i telefoni di classe media della serie Asha (9,3 milioni di pezzi); cresce in volume (+4%) anche il segmento dei cosiddetti feature phone, i telefonini di vecchia generazione, anche se su base annuale il conto è in rosso (-15%).
LA CURA ELOP
Il ritorno alla competitività non è un fenomeno che va letto solo in chiave trimestrale. Nokia, come tutti sanno, ha intrapreso un percorso di rifondazione piuttosto profondo fatto di scelte coraggiose e in moltI casi impopolari.
Un percorso iniziato due anni fa, con l’arrivo sulla poltrona di CEO di Stephen Elop , ex manager Microsoft, chiamato a salvare quella che lui stesso ebbe a definire "una nave in fiamme".
Elop ha avuto da subito le idee piuttosto chiare sulla strategia da adottare per rimettere l’azienda su un binario competitivo: si è alleato con Microsoft legandosi in maniera pressoché esclusiva a Windows Phone nella parte più nobile del mercato (quella degli smartphone).
Ma non solo. Ha razionalizzato l’azienda in modo radicale tagliando più di 20mila posti di lavoro (fonte Bloomberg) e sbarazzandosi di brand poco utili alla causa (è il caso di Vertu). Persino il quartier generale di Exilion è stato venduto pur di portare liquidità nelle casse (circa 170 milioni di euro).
MA NON E' IL MOMENTO DI BRINDARE
Naturalmente Elop e i suoi sanno perfettamente che questo non è certo il momento per cantare vittoria. Se l’ultimo dato trimestrale ha fatto segnare il ritorno all'utile, quello del 2012 nella sua interezza è tutt’altro che confortante: Nokia ha chiuso l'anno con poco più di 30 miliardi di ricavi il 22% in meno rispetto ai 38.659 miliardi di euro del 2011, e un profitto operativo in passivo di 3,1 miliardi, più del doppio rispetto al 2011. Ma non solo,l’azienda finlandese è uscita dalla top 5 dei produttori di smartphone (dati IDC) scalzata da marchi come ZTE e HTC.
C’è poi un aspetto puramente contabile che va valutato; il ritorno in positivo dei conti dell’azienda determinerà anche un aumento delle royalties da versare a Microsoft. Secondo i termini dell’accordo che lega le due società, infatti, Nokia deve infatti corrispondere alla società di Steve Ballmer una quota percentuale del fatturato in base alle vendite dei telefonini motorizzati Windows Phone. Questa quota è stata finora di gran lunga inferiore rispetto al supporto finanziario concesso da Microsoft all'azienda scandinava (pari a 250 milioni di dollari a trimestre), ma con la crescita delle vendite la bilancia ora pende dalla parte di Redmond. "Dopo aver preso centinaia di migliaia di dollari da Microsoft, ORA Nokia inizia a pagare Redmond", sottolinea ironicamente Ina Fried sul blog del Wall Steet Journal .
SYMBIAN ADDIO
Alla luce di tutto questo non sorprende allora che Nokia abbia deciso di non pagare i dividendi ai suoi azionisti per la prima volta in 143 anni di storia. Una scelta dettata ovviamente dalla necessità di consolidare il flusso di cassa (che oggi è di 4,4 miliardi di euro, al netto) in un momento che resta ancora delicatissimo.
"Nokia ha dovuto per prima cosa tagliare le spese e ha fatto un buon lavoro per garantirsi un flusso patrimoniale, ora ha bisogno di aumentare le vendite e convincere i consumatori a comprare più Lumia", ha detto Morten Imsgard, analista di Sydbank A / S. "Ma è ancora troppo presto per vedere quanto bene riuscirà in questo."
Occorrono, in buona sostanza, altre scelte drastiche, scelte alla Elop. La prima è già arrivata: l'abbandono, a titolo definitivo, di Symbian. La piattaforma degli anni d'oro di Nokia non sarà più supportata (il Nokia 808 PureView sarà di fatto l'ultimo dispositivo con questo sistema operativo) per lasciare spazio a Windows Phone. Una scelta che forse non soddisferà i nostalgici del marchio ma pressoché inevitabile nell'ottica di continuare nel processo di rinnovamento.
Chiamatelo effetto Lumia, effetto Microsoft, effetto Elop o come volete. La verità è che Nokia comincia a intravedere l’uscita dal tunnel della crisi.
L’ultima conferma è arrivata la scorsa settimana con la pubblicazione dei dati finanziari dell’ultimo trimestre . Che ha di fatto segnato il ritorno in territorio positivo dell’azienda finlandese: utile a 202 milioni di euro, utile operativo a 439 milioni di euro, dati - certo - che sono ben lontani da quelli dei dominatori di mercato (Samsung ed Apple) ma che sono comunque significativi di un’inversione di tendenza. Solo nel trimestre precedente, per dire, Nokia faceva segnare perdite nette per 576 milioni di euro.
A trainare le vendite del colosso finlandese sono soprattutto i nuovi modelli della serie Lumia (ben 4,4 milioni di dispositivi venduti, contro i 2,9 del trimestre precedente) e i telefoni di classe media della serie Asha (9,3 milioni di pezzi); cresce in volume (+4%) anche il segmento dei cosiddetti feature phone, i telefonini di vecchia generazione, anche se su base annuale il conto è in rosso (-15%).
LA CURA ELOP
Il ritorno alla competitività non è un fenomeno che va letto solo in chiave trimestrale. Nokia, come tutti sanno, ha intrapreso un percorso di rifondazione piuttosto profondo fatto di scelte coraggiose e in moltI casi impopolari.
Un percorso iniziato due anni fa, con l’arrivo sulla poltrona di CEO di Stephen Elop , ex manager Microsoft, chiamato a salvare quella che lui stesso ebbe a definire "una nave in fiamme".
Elop ha avuto da subito le idee piuttosto chiare sulla strategia da adottare per rimettere l’azienda su un binario competitivo: si è alleato con Microsoft legandosi in maniera pressoché esclusiva a Windows Phone nella parte più nobile del mercato (quella degli smartphone).
Ma non solo. Ha razionalizzato l’azienda in modo radicale tagliando più di 20mila posti di lavoro (fonte Bloomberg) e sbarazzandosi di brand poco utili alla causa (è il caso di Vertu). Persino il quartier generale di Exilion è stato venduto pur di portare liquidità nelle casse (circa 170 milioni di euro).
MA NON E' IL MOMENTO DI BRINDARE
Naturalmente Elop e i suoi sanno perfettamente che questo non è certo il momento per cantare vittoria. Se l’ultimo dato trimestrale ha fatto segnare il ritorno all'utile, quello del 2012 nella sua interezza è tutt’altro che confortante: Nokia ha chiuso l'anno con poco più di 30 miliardi di ricavi il 22% in meno rispetto ai 38.659 miliardi di euro del 2011, e un profitto operativo in passivo di 3,1 miliardi, più del doppio rispetto al 2011. Ma non solo,l’azienda finlandese è uscita dalla top 5 dei produttori di smartphone (dati IDC) scalzata da marchi come ZTE e HTC.
C’è poi un aspetto puramente contabile che va valutato; il ritorno in positivo dei conti dell’azienda determinerà anche un aumento delle royalties da versare a Microsoft. Secondo i termini dell’accordo che lega le due società, infatti, Nokia deve infatti corrispondere alla società di Steve Ballmer una quota percentuale del fatturato in base alle vendite dei telefonini motorizzati Windows Phone. Questa quota è stata finora di gran lunga inferiore rispetto al supporto finanziario concesso da Microsoft all'azienda scandinava (pari a 250 milioni di dollari a trimestre), ma con la crescita delle vendite la bilancia ora pende dalla parte di Redmond. "Dopo aver preso centinaia di migliaia di dollari da Microsoft, ORA Nokia inizia a pagare Redmond", sottolinea ironicamente Ina Fried sul blog del Wall Steet Journal .
SYMBIAN ADDIO
Alla luce di tutto questo non sorprende allora che Nokia abbia deciso di non pagare i dividendi ai suoi azionisti per la prima volta in 143 anni di storia. Una scelta dettata ovviamente dalla necessità di consolidare il flusso di cassa (che oggi è di 4,4 miliardi di euro, al netto) in un momento che resta ancora delicatissimo.
"Nokia ha dovuto per prima cosa tagliare le spese e ha fatto un buon lavoro per garantirsi un flusso patrimoniale, ora ha bisogno di aumentare le vendite e convincere i consumatori a comprare più Lumia", ha detto Morten Imsgard, analista di Sydbank A / S. "Ma è ancora troppo presto per vedere quanto bene riuscirà in questo."
Occorrono, in buona sostanza, altre scelte drastiche, scelte alla Elop. La prima è già arrivata: l'abbandono, a titolo definitivo, di Symbian. La piattaforma degli anni d'oro di Nokia non sarà più supportata (il Nokia 808 PureView sarà di fatto l'ultimo dispositivo con questo sistema operativo) per lasciare spazio a Windows Phone. Una scelta che forse non soddisferà i nostalgici del marchio ma pressoché inevitabile nell'ottica di continuare nel processo di rinnovamento.
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